Un viaggio nel Salento è molto di più della semplice scoperta di un luogo, ma un’occasione unica per ripensare sé stessi, come sosteneva Carmelo Bene.

La penisola salentina, ultimo frammento di Occidente proteso verso l’Oriente, è un luogo intriso di un’atmosfera unica, dove il tempo sembra rallentare e mura antiche raccontano storie vecchie di millenni. Qui i popoli del mediterraneo si sono incontrati e mescolati, e oggi che la loro impronta è ancora visibile nelle pietre e nella cultura di questa terra, essa appare come un ponte sospeso verso altri continenti, un luogo che quasi non è più Europa ma non è ancora Asia, Africa, Medio Oriente.
In Salento tutto sembra languire in un senso di sospensione, tepore costante che spinge verso la ricerca dell’ombra anche intesa come momento di contemplazione e riflessione. Non c’è nulla di meglio del Salento, dunque, per chi sente il bisogno di una pausa, di interrompere il ritmo frenetico della vita moderna e ripensarsi dentro di essa.

Non a caso uno dei suoi figli più illustri, Carmelo Bene, definiva il Salento “terra del depensamento”. Artista e intellettuale poliedrico, anticonformista e visionario, ormai ampiamente rivalutato anche come uomo di letteratura oltre che di teatro, Bene è cresciuto tra Campi Salentina e Lecce ma è rimasto legato per tutta la vita ai luoghi della vecchia casa paterna a Santa Cesarea Terme – paradiso affacciato sulla scogliera a 15 minuti dalla dimora storica Don Totu – al punto da eleggere la vicina Otranto come buen retiro per portare a compimento le sue ultime opere.

Carmelo Bene è stato capace di captare e descrivere con straordinaria acutezza l’aurea misteriosa e affascinante che avvolge il Salento. Lo ha fatto coniando appunto il concetto di “depensamento”, ovvero quella condizione di sospensione del pensiero che secondo l’artista definisce la salentinità e da cui ha attinto per creare la sua arte visionaria. Secondo Bene, infatti, la lontananza geografica, la condizione di periferia estrema (Finibus Terrae, la definivano gli antichi romani) offrono al Salento l’occasione unica del “depensamento”: dove non arriva il pensiero dominante, normalizzante, infatti, lì nascono libere la poesia, l’estasi, la meraviglia. Un paradigma incarnato alla perfezione dalla figura di San Giuseppe da Copertino (visitate il suggestivo Santuario della Grottella: è soltanto a mezz’ora di auto da Don Totu), il santo dei voli a cui Carmelo Bene ha dedicato diversi studi: “A questo Sud azzoppato, non resta che volare”, ha scritto parlando di lui.

Rallentare i ritmi, sospendere la routine, liberare il pensiero da ogni catena: un viaggio in Salento è molto di più della semplice scoperta di un luogo. È un’occasione per ripensare innanzitutto sé stessi, abbandonarsi alla calma e ristabilire le gerarchie della propria quotidianità, magari contemplando un tramonto onirico o un paesaggio surreale. Come quello di Villa Sticchi a Santa Cesarea Terme, per esempio, gioiellino dell’architettura eclettica di fine XIX secolo scelto da Carmelo Bene come ambientazione del Palazzo Moresco nel suo Nostra Signora dei Turchi, celebre film tratto dall’omonimo libro.
Se fosse stato vero il Palazzo Moresco…”, riflette la voce narrante a un certo punto della pellicola, come a suggerire che la visione del palazzo potrebbe scaturire da un’allucinazione, essere un miraggio. E in effetti chi vede per la prima volta Villa Sticchi fa fatica a credere di essere in Salento. La cupola rosso porpora, le volte degli archi, tutto sembra lasciar credere di essere stati catapultati in qualche meta esotica dell’Oriente, magari proprio nell’Impero Ottomano dei Saraceni. La sua posizione, poi, con la loggia in pietra leccese che si apre direttamente sulla scogliera, la rende un punto di osservazione magnifico dell’orizzonte, sintetizzando l’essenza del Salento come terra di frontiera: limite, ma anche affaccio verso ciò che sta dall’altra parte del mare.

La posizione del Salento all’estremo sud – “a Sud del Sud dei Santi”, per citare ancora Carmelo Bene – e la sua condizione geografica di penisola, lo rendono una terra da cui non si passa per caso ma dove ci si dirige per una precisa scelta, per la volontà di cercare relax al riparo dal flusso ordinario dei pensieri che soffoca il vivere contemporaneo.
Sotto la luce accecante del sole, davanti al baluginare dei riflessi sul mare, l’esperienza del viaggio in Salento si rivela per quello che realmente è: non un banale viaggio nei luoghi ma anzitutto dentro sé stessi, un percorso estetico-estatico in cui assaporare l’altrove riscoprendosi più che mai vivi.